(Scritto stanotte, ma non ho avuto modo di postarlo..)
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Trovo alquanto patetico questo mio non voler scrivere cosa sto provando per la paura del dolore e della nostalgia che proverò rileggendo fra qualche tempo, simile a questo sentimento che m’ha colto stasera quando inavvertitamente ho sfiorato una vecchia lettera – la sua, l’unica che egli mi abbia mai dato, poco prima di natale. E vorrei piangere ed urlare e tirar fuori questo strazio che mi chiude lo stomaco, ma non ne sono capace, lui s’è preso le mie lacrime settimane fa, le prime versate in tre anni. E coi mi spiace ci faccio ben poco, non voglio un altro numero in rubrica, voglio carne labbra braccia alito. Forse ho soltanto bisogno della Viva di Coppia come mi è sempre stata inculcata, il parlare sdraiati su un letto con le serrande semichiuse, quel tipo di rapporto a cui proprio lui che m’ha lasciato sola mi ha disabituato. Eppure sono passate neanche due settimane da quando mi sono trovata a parlare tra lenzuola non mie, a far discorsi da adulta che bisognava far mesi fa o che magari dovevano essere pronunciati lucidi e senza scoppi di risa improvvisi e mi piaci di più quando ridi sussurrati come se ce ne fosse un reale bisogno. Ho perso le mie due persone importanti in una settimana, ed inaspettatamente è il secondo addio a ferirmi e a straziarmi perché più inaspettato, perché quando ci si abitua ad appoggiarsi e ad aver bisogno di una persona, è dura trovarsi d’improvviso con un pugno di mosche.
Cara catastrofe, le impronte digitali e di notte le pattuglie che inseguono le falene, le comete come te.. Per le lettere d’amore scritte al computer, che poi ci metteremo a tremare come la California, amore, nelle nostre camere separate, a inchiodare le stelle, a dichiarare guerre, a scrivere sui muri che mi pensi raramente, che ci fregano sempre…