C’eravamo abbastanza amati.

Stamattina ho preso XL di questo mese soltanto perché c’era un EP di Vasco Brondi allegato. Sto diventando una di quelle fan che comprano qualsiasi cosa fatta dal proprio idolo, anche una ciocca di capelli per 40mila dollari? In questo caso vi autorizzo a spararmi. In testa.
Ora ho appena messo il cd nel mio Vaiolo e  ho aspettato che iTunes (ARGH! Il male!) lo importasse per ascoltarlo. Una persona normale avrebbe iniziato dalla prima traccia, vero?
Tutti sapete o avete capito  che non sono affatto normale, quindi ho iniziato dalla traccia 8, “Piromani” (che dura 8 minuti…), forse perché dal monologo che recitò dopo averla eseguita live a Salerno mi sono innamorata di ciò che scrive, forse perché speravo che fosse proprio quella la versione in questione. Un po’ sono rimasta delusa a scoprire che no, non è quella, però i restanti tre minuti abbondanti di musica mi hanno lasciato una strana sensazione dentro..

Neanche il tempo di rifletterci sopra e parte la traccia 7, “Oceano di Gomma” degli Afterhours eseguita con Manuel Agnelli (il cantante degli Afterhours, appunto). E’ straziante, solo questo riesco a dire. “Quando ti ho sognato eri una goccia in un oceano di gomma. Credo in te come tu credevi in me? Un fiore d’oppio in porcellana e roccia..“. E’ una canzone che ha significato parecchio e per tanto tempo e mi riporta indietro di molto, a situazioni più complicate.

Ed ecco che parte la traccia 6, una variante live di Un Campo Lungo Cinematografico con la partecipazione della voce femminile dei Bauselle, Rachele Bastreghi. “Lei: non lasciarmi, non lasciarmi, non lasciarmi“. Fa strano sentire una voce femminile come la sua quando si è abituati alla strana intonazione di Vasco Brondi. Peccato che per noi quel maledetto campo lungo non ci sia, già.

La traccia 5, L’Amore ai tempi dei Licenziamenti dei Metalmeccanici, mi prende di sorpresa ed è così diversa dalla versione che ho sempre ascoltato (quella registrata in studio per Per ora noi la chiameremo Felicità) e mi viene da pensare che dovrei ridipingere le pareti di casa mia e che i lunedì mi sembrano sempre difettosi.

“Dolce Amore del Bahia” (traccia 4) è una cover di una canzone di Francesco De Gregori che, sinceramente, non conoscevo e che mi fa sorridere. L’ultima volta che ti ho insultato, l’ultima volta che ti ho lasciato, ma io sono stato dove tu mai. Certo che parlare con una formica non è da tutti, eh, anche se si è pazzi solo per gioco. [Io gli occhi li ricordo benissimo.]

Canzone numero 3, n’altra cover, dei CCCP stavolta, e devo dire che alle prime note non l’ho riconosciuta. Emilia Paranoica. Devo ancora decidere se mi piace o meno, ma forse è un bene che non sia troppo simile alla versione originale: senza nulla togliere al signor Vasco, ma la voce di Giovanni Lindo Ferretti è qualcosa di irraggiungibile, credo sia la voce che più mi ha appassionato negli anni. Posso essere uno stupido felice, un tossicomane, quello che se ne va nelle storie d’amore, quello che se ne va perché ha paura, camminare leggero soddisfatto di me, da Reggio a Parma, da Parma a Reggio, a Modena, a Carpi, a Carpi al Tuwat..

Altra cover per la numero 2, stavolta di Battiato, Summer on a Solitary Beach, altra canzone che non conoscevo e su cui quindi non mi pronuncio.

L’unica canzone inedita è la traccia che apriva originariamente il cd e che si intitola, appunto, C’eravamo abbastanza amati. “Quando l’ultima volta ti ho chiamata, non ti sei neanche girata, eri così seria. […] Se solo anche tu fossi stata di plastica o di un altro materiale stabile non degradabile.”  Mi piace, mi piace.

Ma non c’ho mai capito un cazzo dei tuoi discorsi.


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