Che poi ci accasceremo stanchi ai piedi dell’ultimo semaforo con il cervello in gola per una buona volta, fermi a guardare un cielo senza stelle mentre il mondo collassa intorno a noi.
E le tue scarpe lasciavano filamenti invisibili di notte al loro passaggio, muti come gli avvoltoi che aspettano l’ultimo pasto là in alto sui grattacieli e come i coccodrilli albini scaricati nelle fogne.
Ci vedremo morire dietro gli specchi sopra gli specchi come soubrette in televisione sull’orlo di una pensione inesistente, e gli eccessi ci disegneranno le vene al di sotto dei bracciali.
Mi trasferirò altrove, a seguire il coniglio bianco o le scie degli aerei a quota di crociera.
E tutto questo continuerà a spaccarmi i denti.