Correvo le maratone dei miei pensieri mentre bevevo le bugie malriuscite del suo cuore. Le nuvole all’orizzonte mandavano a puttane i nostri piani telefonici, il giusto che se ne va insieme ai nostri futuri opachi.
Pagavamo i parchimetri coi nostri cuori obesi e cresciuti male mentre alcuni passavano l’adolescenza a pagare gli errori giovanili dei loro genitori.
Sei un cervo lungo una strada notturna non illuminati coi fari che sopraggiungono – so cos’hai fatto la notte scorsa ed i ricatti degli sguardi sfuggevoli al di là del muro di recinzione del nostro aspetto interiore.
C’era chi ti leggeva l’anima dalle viscere, mentre il sangue si spandeva. « Fai parte di me e dei miei panorami usciti male», ripeteva come una poesia imparata a memoria che non va più via.
Ci siamo macchiati l’anima vicendevolmente ed abbiamo tentato di rimediare bevendo candeggina. Le mie labbra cianotiche erano solo una fotocopia di una fotocopia di una fotocopia di una fotocopia dell’originale, andato perduto chissà quanto tempo fa chissà con chi.