La vecchia diva del cinema muto assiste impotente allo sfiorire della sua bellezza di porcellana e con forbici affilate ritaglia giornali che ormai nessuno sfoglia più. L’immobilità del suo mondo lentamente frana verso un oblio perlaceo senza che ella possa far nulla per opporsi: si sente inutile e soverchiata dalla forza prorompente del tempo che le schiarisce i contorni e le segna il corpo.
Cos’è rimasto, chiede, dei miei vanti giovanili, se non cicatrici stanche?
Cosa mi hanno recato in dono i miei sacrifici, s’interroga ancora, se non tardi rimpianti?
A cosa sono valse, sospira esausta, le mie vuote aspirazioni, se non a nebulose follie?
Vivere (una risposta per tre domande)
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