Le crisi storiche dei nostri malesseri a posteriori ci rendevano miti, alla ricerca di un domani che potesse soddisfare i nostri appetiti meno nobili. Le lotte di quartiere dei miei polsi fasciati mi affascinavano, ore spese a giocare in bilico sul nulla delle mie aspirazioni vuote in compagnia delle mie ambizioni inesistenti.
E tu mi guardavi pallido e ti informavi sui congegni troppo semplici della mia mente, bloccata dalla rigidità dei miei graffi. “Ci sarà alba anche dopo l’Apocalisse”, ti rispondevo, “ma avranno finito il caffé”.
E allora meglio restare nell’oblio piuttosto che mancare il caffè.
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