“Capitolo 2.”
Diretto ancora da David Fincher, nel secondo episodio inizia a mostrarsi davvero ciò che aspetta gli spettatori nelle puntate future: se il pilot aveva il principale compito di presentare i personaggi, nel secondo si intravede la faccia ‘oscura’ della politica.
La voce di Frank continua ad essere quasi ‘esterna’, farcendo le scene dei suoi pensieri per far trasparire la filosofia che lo guida. Il protagonista si profila come lucidamente spietato e pronto a ricorrere ad ogni mezzo per poter arrivare al suo obiettivo: per quanto solo all’inizio della serie, Frank mi sembra incarnare alcuni degli aspetti necessari al Principe secondo Machiavelli, in special modo nel suo non badare agli espedienti messi in atto per raggiungere lo scopo, o il fine:
«Ognuno vede quel che tu pari; pochi sentono quel che tu sei, e quelli pochi non ardiscono opporsi alla opinione de’ molti, che abbiano la maesta dello stato che gli difende; e nelle azioni di tutti gli uomini, e massime de’ Principi, dove non è giudizio a chi reclamare, si guarda al fine. Facci adunque un Principe conto di vivere e mantenere lo Stato; i mezzi saranno sempre giudicati onorevoli, e da ciascuno lodati»
È di certo astuto ed intelligente, tanto da essere costantemente un passo avanti rispetto ai suoi antagonisti: dimostra che gli anni passati al Capitol hanno dato i suoi frutti, rendendolo in grado di essere un perfetto marionettista, tanto abile da non far ballare sulle sue dita solo i suoi colleghi parlamentari, ma addirittura lo stesso Presidente.
Tra l’altro, trovo che Spacey interpreti il ruolo alla perfezione: in volto ha una sorta di perenne ghigno, una smorfia insieme autocompiaciuta e irriverente, che rende bene l’idea dell’autostima egocentrica del personaggio che traspare qua e là nel corso della puntata.
Francis Underwood: «What a martyr craves more than anything is a sword to fall on. So, you sharpen the blade, hold it at just the right angle, and then… 3,2,1…»