Chernobyl Diaries

Titolo: Chernobyl Diaries – La Mutazione
Titolo originale: Chernobyl Diaries
Anno, Paese: 2012, USA
Regista: Bradley Parker
Attori: Jesse McCartney, Jonathan Sadowski, Devin Kelley, Ingrid Bolsø Berdal, Olivia Taylor Dudley, Nathan Phillips, Dimitri Diatchenko
Citazione: «La Natura si è ripresa ciò che le apparteneva!»
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Trama: Un gruppo di americani in vacanza in Europa decide di fare del turismo estremo visitando Pryp”jat’, la città ucraina del disastro di Černobyl’, guidati da un ex militare, Yuri.  Scopriranno presto di non essere soli.

Giudizio: 1.5/5

Partiamo da una premessa importante: questo film non merita 1 solo perché non è abbastanza trash da essere so bad so good (grazie Yotobi).
Chernobyl mi ha sempre appassionato, sono nata pochi anni dopo il disastro ma ancora in tempo per veder cadere il muro di Berlino. Ho guardato documentari, ricostruzioni, foto della centrale (o di quel che ne rimane), articoli su come la natura stia reagendo in maniera inaspettata ai livelli altissimi di radiazioni e probabilmente fra qualche anno sarò una dei matti che visiterà Pryp”jat’. Non può quindi che farmi piacere il fatto che in questo periodo si sia riaccesa l’attenzione sugli avvenimenti del 1986, vuoi per la serie di Netflix (che ancora non ho occasione di guardare, ma ho enormi aspettative), vuoi perché il sarcofago di cemento sta invecchiando e bisogna trovare una soluzione alternativa.
Questo per dirvi che quando ho saputo, molto tempo fa, che c’era addirittura un film horror ambientato là, ho dovuto guardarlo. È stato più forte di me.
Molto tempo fa, già. E ne sto scrivendo ora, dopo una seconda visione. Già questo vi fa capire che è talmente brutto che al confronto Alex lAriete meritava l’Oscar. Come miglior film di animazione.
Partiamo dai personaggi. Facciamo subito la conoscenza dei nostri eroi: Chris, Natalie la sua fidanzata, Amanda il terzo incomodo. I classici americani da college che fanno la vacanza di rito in Europa e decidono di andare in Ucraina a trovare Paul, il fratello di Chris che si è trasferito là.
I ragazzi normali vanno a vivere a Londra, a Berlino, a Roma, ma lui no, a KIEV. Ed è proprio lui ad avere l’idea geniale di visitare Pryp”jat’. Dopo dieci minuti di film spero che cada loro un meteorite in testa: sono noiosi, sbruffoni, personaggi monodimensionali da essere gli stereotipi stessi dello stereotipo. Un po’ come Yuri, la guida turistica ucraina che ovviamente ha un passato nell’esercito e sa usare le armi, e Michael e Zoe, una coppia di americani che gira l’Europa zaino in spalla.
Spero li uccidano tutti.
Ovviamente l’entrata a Pryp”jat’ è sbarrata e i militari non fanno entrare il nostro bel gruppetto perché… stanno facendo lavori di manutenzione? E nessuno ha avvisato la guida turistica, proprietario di una agenzia turistica che fa viaggi settimanali con i turisti? Ma poi quanti cazzarola di turisti vanno ogni settimana a visitare Pryp”jat’? E se è così esperto della zona da conoscere i percorsi segreti che aggirano il check point militare, come fa poi a perdersi? E davvero i militari ucraini sono così scemi da non sapere che a poca distanza da loro c’è un sentiero piuttosto comodo che porta in città? E… E…
Ok, sospensione dellincredulità. Andiamo avanti.
In mezzo al bosco trovano un laghetto, segue scena inutile della guida che dice di avvisarlo se le acque si muovono mentre lui cerca di catturare un pesce per farglielo vedere, le acque si muovono appena loro si allontanano per farci capire che c’è qualcosa di pericoloso che si annida là dentro.
Forse il regista voleva creare tensione? Non c’è riuscito.  
E arriviamo finalmente alla visita alla città, niente di eccezionale. Tornando al pulmino, si accorgono che qualcuno ha tranciato i cavi dell’alimentazione del pulmino con cui sono arrivati. Persone normali avrebbero capito che c’è qualcosa che non va, avrebbero pensato di correre dai soldati che stanno al check point e farsi dare un passaggio verso località più sicure, avrebbero AVVISATO qualcuno prima di recarsi da soli in una zona così pericolosa… Loro no, loro decidono di chiudersi nel pulmino e passare la notte là.
In Ucraina.
A Pryp”jat’.
In un luogo sferzato dalle radiazioni.
All’aperto.
Senza telefoni cellulari.
Con gli ululati delle bestie feroci poco distanti.
Dopo che qualcuno gli ha tranciato i cavi dell’alimentazione.
Conosco modi più originali per suicidarsi.

Insomma, da qui in poi potete facilmente immaginare cosa succeda. In realtà si può immaginare la fine già dalle prime scene, da quando facciamo la conoscenza di Yuri. In poche parole, è Le Colline Hanno gli Occhi, ma meno originale, scritto scopiazzando di qua e di là e girato dal cugino del regista con la videocamera del cellulare.
Il difetto principale del film è che è banale. Non c’è alcun guizzo, i personaggi non hanno spessore, sai già esattamente in quale maniera stupida si comporteranno tutti e in quale modo stupido moriranno. I machi si comportano da machi (e muoiono), le ragazze si comportano da ragazze (e muoiono), la guida si comporta da ex militare (e muore), i militari si comportano da militari (quelli buoni muoiono, quelli cattivi sono insensatamente cattivi), gli scienziati sono pazzi.
Risparmiatevi quasi un’ora e mezza di rottura di scatole e usatela in modo più costruttivo, tipo guardando l’erba crescere.


2 risposte a "Chernobyl Diaries"

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