
Titolo: Operazione U.N.C.L.E.
Titolo originale: The Man from U.N.C.L.E.
Anno, Paese: 2015, USA
Regista: Gyu Ritchie
Attori: Henri Cavill, Armie Hammer, Alicia Vikander, Elizabeth Debicki, Jared Harris, Hugh Grant, Luca Calvani, Sylvester Groth, Misha Kuznetsov, Christian Berkel, Guy Williams
Citazione: «Può partire subito con me per essere in un piccolo hotel chic di Berlino Ovest in meno di un’ora, oppure può stare qui e passare la notte coi russi, appesa a un tubo a farsi strappare le unghie.»
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Trama: Siamo in piena guerra fredda. Napoleon Solo, agente della CIA, Ilya Kuryakin, punta di diamante del KGB, e Gabry Teller, figlia di uno scienziato nazsta, sono costretti a collaborare per sventare i tentativi di un gruppo di terroristi italiani, nostalgici del fascismo, si impadronisca della bomba atomica.
Giudizio: 4/5
In poche parole: il film è molto godibile. A me è piaciuto tanto, è leggero e reinterpreta in chiave ironica (e autoironica) una serie degli anni ’60, Organizzazione UNCLE, che partiva dalla stessa tematica: due spie dei due schieramenti opposti si ritrovano a dover lavorare insieme. Solo che la serie aveva come scopo neanche troppo taciuto il dimostrare la superiorità dello stile di vita statunitense – ma ehi, la guerra fredda era anche propaganda, quindi niente di strano. Una piccola curiosità: all’ideazione della serie originale ha contribuito anche Ian Fleming, il papà di James Bond.
Ed in effetti un certo alone a là Bond si può intravedere nello sviluppo del carattere dell’agente americano. Napoleon Solo è un ex ladro di opere d’arte, che la CIA ha arruolato e che in breve è diventato uno dei suoi uomini migliori. Poco incline al seguire le regole, è il classico americano sbruffone, uno stereotipo esagerato fino a rendere chiari (e per questo ironici) i suoi difetti: una scena significativa è quando si tratta di scegliere gli abiti di Gabry Teller per farla sembrare la moglie di un dignitario sovietico, ed il collega del KGB gli fa notare che l’ha vestita come gli americani pensano che ci si vesta oltre il muro.
Dall’altra parte, Ilya Kuryakin è il prototipo della spia del KGB: un’infanzia difficile alle spalle, un alto senso del dovere, un atteggiamento molto più rigido e freddo del collega della controparte. Ligio alle regole, dai riflessi pronti, con un caratteraccio nascosto sotto la glaciale apparenza.
I cattivi sono… cattivi. Sono tedeschi e italiani, nostalgici del fascismo e… beh: il cattivo tedesco, lo zio Rudi, è un ex torturatore e criminale di guerra nazista; la cattiva, Vittoria Vinciguerra è la femme fatale per eccellenza, che si rivela astuta, perfida e che ricorre al veleno, l’arma per eccellenza per la sua tipologia di personaggio; il marito, Alexander Vinciguerra, è il figlio di un gerarca fascista amico di Mussolini, che ha nascosto l’oro fascista in Sudamerica.
Insomma, il solito.
E proprio in questo solito, in questa esagerazione di stereotipi triti e ritriti, che sta la qualità del film: i protagonisti sono credibili nel loro modo di muoversi, il “taglio” delle scene sottolinea in modo quasi “da fumetto” (perdonatemi questa mostruosità!) l’ironia delle situazioni. Il film scorre leggero, piacevole, due ore che hanno ben pochi tempi morti e che si digeriscono con facilità.
Se vi è piaciuto lo Sherlock Holmes di Guy Ritchie, è difficile che non vi piaccia questo film.
dici che è godibile poi il voto 4/5 …
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Beh, 4 su 5 mi sembra un buon voto! 😀
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Pensavo fosse 4 su 6
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Non sono così cattiva coi film che mi piacciono! 😛
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