Alan Turing è considerato uno dei padri dell’informatica ed uno dei maggiori matematici e crittoanalisti inglesi. Laureato al King’s College di Cambridge, negli anni ‘30 ideò la Macchina di Turing, modello di calcolo computazionale per l’Entscheidungsproblem (il Problema della Decisione), che viene ancora oggi utilizzata per definire la complessità di un algoritmo.
Durante la Seconda Guerra Mondiale lavorò a Bletchey Park, a capo del gruppo di ricercatori impegnati nella decodifica delle comunicazioni cifrate scambiate dai tedeschi attraverso la macchina Enigma, motivo per cui fu insignito dell’onorificenza di Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico.
Ideò il Test di Turing (avete visto Blade Runner, vero?), per determinare se un interlocutore è un robot o un essere umano.
Nel 1952 viene arrestato in quanto omosessuale, reato per la legge britannica. Messo di fronte alla scelta tra due anni di carcere e la castrazione chimica, sceglie la seconda. Muore suicida l’8 giugno del 1954 e solo nel 2013 riceve la grazia postuma dalla regina Elisabetta II.
Proprio dalla sua morte prende spunto David Lagercrantz nel suo libro, “La caduta di un uomo”. Attraverso i panni dell’ispettore Leonard Corell, si ripercorrono sia gli aspetti intellettuali della vita di Turing (il suo dibattere con Wittgenstein, di cui era allievo a Cambridge), sia la sua eccentricità (perfino per i canoni dell’epoca) ed infine lo stigma in cui viene condotta l’inchiesta sul suo suicidio a causa del suo orientamento sessuale.
All’inizio distaccato e infastidito, Correll, che da giovane aveva mostrato propensione per gli studi scientifici, si appassiona nel corso delle indagini a quella figura così particolare. Perché le informazioni che riguardano il lavoro di Turing sono secretate? C’era davvero qualcuno che seguiva il matematico nei suoi spostamenti, o era soltanto paranoia?
Il libro è interessante, offre diversi spunti di riflessione ed approfondimento, con dialoghi sui “temi caldi” dell’epoca che però sono ancora attuali: l’omosessualità, i diritti delle donne, l’intelligenza artificiale. Ho apprezzato molto i passi sulla filosofia, il paradosso del mentitore di Epimenide, su Wittgenstein, Frege e Bertrand Russell, i rapporti tra Hillbert, Godel e Einstein. Argomenti che ho studiato ormai una vita fa…
“Alan parla delle sue macchine come se fossero i suoi colleghi. Descrive il loro stato, la loro coscienza, il loro comportamento, e arriva alla conclusione, un’intuizione eccezionale, che tutto ciò che è calcolabile può essere calcolato da una macchina automatica, e questo apre la strada a ricerche completamente nuove.”
Nel frattempo l’intelligenza artificiale è diventata dominante, mentre tutto il resto è peggiorato.
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Destino atroce per una mente così brillante a cui l’occidente libero deve così tanto.
Che tristezza, quanta bigotta stupidità.
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