Stephen King – La Lunga Marcia

Quest’anno ho deciso di iniziare una rubrica settimanale con i libri che sto leggendo. Mi sono accorta negli ultimi anni di aver letto meno di quanto avrei voluto e meno di quanto ho fatto in passato; quindi, ho deciso di partecipare alla #52bookschallenge.

Trovate l’elenco dei libri qui, aggiornato (speriamo) di settimana in settimana.

Il libro di questa prima settimana è di Stephen King: La Lunga Marcia.

La Lunga Marcia è un romanzo del 1979, che in origine Stephen King ha pubblicato con lo pseudonimo di Richard Bachman. Nell’edizione che ho io (Pickwick), è presente un’introduzione dello scrittore, in cui spiega “Perché ero Bachman”: molto interessante per entrare nella mente di uno degli autori più prolifici del nostro secolo.

La storia è ambientata in un’epoca contemporanea distopica e totalitaria, non descritta appieno ma accennata con qualche frase buttata qua e là, in pieno stile King.
Il protagonista è Garraty Raymond Davis, un adolescente del Maine che ha deciso di iscriversi alla Lunga Marcia, un avvenimento annuale in cui cento ragazzi (scelti casualmente tra i volontari) partono dal confine con il Canada verso sud, a Boston, senza fermarsi.
Il regolamento è spietato e viene presentato a mano a mano che la trama si dipana: non ci si può fermare per nessun motivo, notte e giorno, anzi non si può scendere sotto le 4 miglia orarie; non si può abbandonare la strada; non si possono ostacolare gli avversari in alcun modo. Ad ogni infrazione si riceve un’ammonizione per un massimo di tre, dopodiché si viene fucilati sul posto dai soldati che seguono i concorrenti. Una volta al giorno vengono forniti degli alimenti proteici ai concorrenti, mentre ogni concorrente può chiedere una borraccia di acqua appena termina la precedente.
La Marcia, seguita da milioni di spettatori in diretta televisiva e per strada, è talmente popolare da rendere i partecipanti dei veri e propri VIP, con persone che scommettono sulla loro vincita, o su quanti chilometri riusciranno a fare prima di essere abbattuti. In fondo è una gara ad eliminazione, ma l’ultimo che rimarrà in piedi riceverà il Premio direttamente dalle mani del Maggiore, la figura autoritaria a capo del Regime.

«Adesso il rombo della folla era apocalittico.»

Ho divorato il romanzo in un paio di giorni, finendolo questo pomeriggio  (sì, ho barato per la prima settimana dell’anno… 😊 ). Ho apprezzato molto l’evolversi del tono di pari passo con la trama: dall’iniziale eccitazione alla cupezza, all’angoscia ed alla fine a qualcosa che rasenta di molto il delirio.
In alcuni punti mi ha fatto provare una sensazione di disagio alla bocca dello stomaco, che ho già sperimentato ai tempi di Misery e di The Dome. Sebbene Misery sia ancora saldamente al primo posto della mia personale trilogia di preferenza, direi che La Lunga Marcia si colloca a pieno titolo tra i primi tre. Una lettura che consiglio a tutti.  


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