La fine dei vent’anni è un po’ come essere in ritardo.

E quindi questo è il mio primo giorno da trentenne.
Non è che ci si senta molto diversi eh, per carità. Non sto meglio di ieri, così come non ha iniziato a farmi male la schiena stamattina.

Però… sì, c’è un però. Altrimenti tutti i miei post finirebbero nel giro di tre righe, no? E voi non avreste dovuto sorbirvi quello che sta per cadervi addosso – sul serio, siete ancora in tempo per chiudere la pagina!

Dicevo.
Però.
Ci si sente frastornati.
Chi mi segue nei diversi social network lo sa già. Sono stati giorni piuttosto impegnativi, anzi settimane… mesi. Il 2019 è stato un anno che mi ha dato tanto, ma non sono qui per fare bilanci – manca ancora una cosa piuttosto importante a questo 2019, quindi aspetterò ancora qualche settimana per questo.
Sono stati mesi impegnativi, dicevo. E queste ultime settimane sono state ancora più complicate… Che è un po’ il motivo per cui ho abbandonato (sì, lo so cosa state pensando, “per l’ennesima volta“) questo spazio, anche quando avrei effettivamente molto da dire e soprattutto molta voglia di scrivere.
La farò breve: mi sono laureata venerdì scorso.

Il percorso è stato lungo e complicato, praticamente fino a martedì 22 ero ancora in bilico, con la lancetta che virava pericolosamente al “rimanda alla prossima sessione, sarai più preparata, andrai meglio“.

E invece.
E invece ho sfidato me stessa, ho sfidato le mie insicurezze e la mia tendenza alla procrastinazione. Ho stampato la tesi a tempo di record, ben sapendo che fosse piena di concetti espressi male e immagini che potevano essere rese in modo migliore, ma ero anche consapevole che se mi fossi fermata a pensare anche a quello non ce l’avrei fatta, coi tempi stretti.
Il segreto è stato questo, non fermarmi a riflettere.
Dividere il tutto a piccoli passi, concentrarsi sul prossimo, ignorare quella vocina che ripeteva dentro di me che non andava bene, che avrei fatto una figuraccia davanti la commissione.

Ho preso 110 e lode, direi che non sia andata poi così male.

E ci tenevo a laurearmi prima di ieri, a poter dire di avere concluso questa lunga carriera universitaria (10 anni, ragazzuoli) prima dello scattare dei trenta anni.

Perché la fine dei vent’anni è un po’ come essere in ritardo.


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